La nascita della zona industriale ha dato nuova identità alla Val di Sangro, configurandola come principale centro economico e produttivo dell’Abruzzo, affidando alla città di Atessa l’impegnativo ruolo di capofila del “popolo sangrino”, formato dai lavoratori provenienti da paesi vicini e lontani, che nel suo territorio, insieme al lavoro, hanno trovato anche occasione di socializzazione e crescita.”Madonna della Valle” è il nome scelto per affidare a Maria la zona industriale, per invocarla come “Madonna dei lavoratori”. Un nome per indicare che alla dimensione cristologica e giuseppina del lavoro, fatta di sacrificio e nobilitazione della persona, deve accompagnarsi quella mariana, fatta di ascolto, di socializzazione e disponibilità. Un nome per chiedere a Maria di guidare chi lavora verso Gesù Cristo, per imparare da lui il senso del vivere e del lavorare.
La statua lignea che la rappresenta è stata scolpita in legno a Ortisei, in Val Gardena, a somiglianza delle antiche statue abruzzesi, benedetta da papa Benedetto XVI il 22 aprile 2009.
La Vergine, attraverso le mani giunte e l’espressione seria e dolce del viso, invita ad ascoltare l’insegnamento di suo Figlio, “Divino Lavoratore”, assiso sulle sue ginocchia, che regge con una mano il libro del Vangelo con su scritto “Io sono la via, la verità e la vita”, con l’altra tre attrezzi da falegname, lavoro che la tradizione gli attribuisce agli anni vissuti a Nazaret, per indicare tre rispettivi significati del lavoro cristiano: il martello: forza fisica e intellettuale, fatica, passione, sacrificio, quantità di prodotto; la squadra: intelligenza, competenza, professionalità, perfezione della persona, qualità del prodotto; il pennello: dignità della persona, arte e bellezza del mondo, collaborazione, solidarietà, rispetto dell’ambiente. Il bambino mostrando sullo stesso piano libro e attrezzi insegna a tenere in giusto equilibrio preghiera e lavoro, dimensione spirituale e materiale, questione economica e culturale, aspetto produttivo e sociale.
E’ il messaggio di S. Benedetto “Ora et Labora”, “Prega e Lavora”, diffuso in Europa dai suoi discepoli, a cui si deve l’evangelizzazione della Val di Sangro, come testimoniano le varie memorie benedettine esistenti.
La posizione seduta della Madonna, segno della sua dignità di madre, discepola, sede della Sapienza di Cristo e Regina dell’universo, richiama il senso del riposo cristiano e della domenica, i cui punti cardinali sono stati così tracciati dall’arcivescovo Bruno Forte: Umanizzazione: il riposo domenicale afferma la signoria dell’uomo sul lavoro, perchè lavoro e riposo sono necessari allo stesso modo per la dignità della persona. Riposarsi è prendersi cura di se stessi, rimettere al centro i motivi per i quali lavorare un’intera settimana. Socializzazione: il lavoro porta ad avere a che fare sempre con le stesse persone e con i loro ruoli professionali. Il riposo domenicale permette di allargare la cerchia degli incontri, stare con la famiglia, sentirsi parte della propria città, curare le amicizie, aderire ad iniziative di incontro. Ecclesialità: l’Eucaristia domenicale è necessaria per rafforzare i legami con Cristo e la sua Chiesa, per sentirsi e vedersi pietre viventi della propria parrocchia. Santità: con la sua cadenza settimanale, la domenica ricorda che vivere è andare oltre, diventare santi, giungere alla vita eterna. Riposarsi è avere la possibilità di partecipare ad un incontro di formazione spirituale, un ritiro, un pellegrinaggio, una visita di solidarietà.
La statua della Madonna della Valle o dei lavoratori è conservata nella chiesa parrocchiale di Montemarcone di Atessa, dedicata a S. Vincenzo Ferrer, la più antica della zona industriale Val di Sangro. La festa si celebra il primo maggio. Il 12 settembre, giorno del Santo Nome di Maria, si svolge la festa al monumento nella rotatoria di accesso sud alla zona industriale, inaugurato lo stesso giorno del 2010.
TARANTA PELIGNA (Chieti) Santuario diocesano Madonna della Valle
Il santuario domina la valle del fiume Aventino, affluente Sangro, aggrappato alla Maiella come un nido di rondini, alla base di un affascinate e misterioso crepaccio sul quale si aprono le grotte del Cavallone. Prende origine da un fatto miracoloso avvenuto nel XV secolo.
La pioggia torrenziale, caduta per più giorni di seguito, preparava un’alluvione devastante per Taranta Peligna. Alcuni pastori, per sfuggire al pericolo, si rifugiarono in una grotta, dove Madonna con il Bambino apparve sopra un tronco secco di quercia, rassicurandoli che Taranta sarebbe stata preservata dal pericolo.
Passata la tempesta, la popolazione fece costruire per ringraziamento un’edicola sul luogo dell’apparizione, ponendo una statua sul tronco secco ed eleggendo la Madonna della Valle a patrona del paese.
L’edicola fu trasformata in chiesa, citata la prima volta negli atti della visita pastorale del 1589.
Il 3 novembre del 1706 il paese fu colpito da un violento terremoto, che sconvolse tutto l’Abruzzo, provocando a Taranta Peligna 100 morti: rimase in piedi solo la chiesa della Madonna della Valle, unico rifugio per gli sfollati.
Molte furono le donazioni fatte al santuario in beni e denaro, le cui rendite servirono ad aiutare anche le famiglie bisognose.
La chiesa è stata riedificata nell’attuale stile classicheggiante agli inizi del 1800, con la collocazione della statua della Madonna vestita di azzurri abiti ricamati, sotto i quali è il tronco dell’apparizione, iniziando a festeggiarla il 2 luglio, giorno in cui ricorreva la festa della Visitazione o della Madonna delle Grazie nel vecchio calendario liturgico.
Come Maria salì verso la regione montuosa della Giudea per andare in aiuto alla cugina Elisabetta, così Maria ha visitato la zona montuosa di Taranta, soccorrendola nei momenti più bui della sua storia.
Il 2 luglio 1991, mons. Antonio Valentini, arcivescovo metropolita di Chieti-Vasto, alla cui diocesi appartiene la parrocchia, concesse alla chiesa il titolo di Santuario Diocesano.
Esso è l’anima del paese, aperto giorno e notte, protetto internamente da una imponente cancellata. La festa del 2 luglio è preparata alcuni giorni prima dal suggestivo rito della vestizione della statua, riservato alle sole donne, culminante nella processione , accompagnata da bambini vestiti da angeli e striscioni azzurri con i versi dell’inno Ave Maris Stella.